Giustizia e Potere: agoravox.it

intervista recensione di Francesco Piccinini

De Magistris candidato del centrosinistra alla Presidenza del Consiglio?

E’ questo lo scenario (fantascientifico?) che profila l’ex magistrato nel libro intervista Giustizia e Potere, a cura di Sergio Nazzaro, pubblicato da Editori Riuniti.

Luigi De Magistris l’uomo che è riuscito a raccogliere 416 mila preferenze, con l’Italia dei Valori, alle elezioni europee dello scorso giugno – dove è risultato il candidato più votato dopo Silvio Berlusconi – parla di una sua eventuale prossima elezione a Segretario dell’IdV – con Di Pietro che diverrebbe, così, Presidente del partito – e parla, senza remore, dell’Italia e dei suoi problemi.

Lungo tutto il libro c’è una descrizione del bel paese oggi ma anche della nazione sognata da De Magistris. L’ex pm risponde colpo su colpo alle domande anche a quella più “delicata” ovvero su una sua possibile candidatura a Presidente del Consiglio: “Mi viene un giramento di testa a pensare che io possa anche solamente essere indicato come leader per un’alternativa di governo. Quello che io dico è che sono a disposizione, Di Pietro lo sa fin dall’inizio. Io nella vita non mi sono mai tirato indietro e per me questa esperienza politica sarà a tutto campo, con grande profondità, con grande dedizione e con grande entusiasmo”.

Incuriositi abbiamo raggiunto telefonicamente De Magistris al fine di chiarire meglio questo punto. Cordiale come sempre ha risposto: “non è un’eventualità, non c’è nulla di concreto. Nel libro analizzo, semplicemente, quello che farei se fossi un leader del centrosinistra e nel concreto do dei consigli a chi sarà il nuovo leader del centrosinistra”.

Di contro, alla domanda successiva ovvero se l’IdV possa essere una forza in grado di esprimere un candidato unico per tutto il centrosinistra ha risposto: “Stiamo costruendo un laboratorio politico che sia un’alternativa a Berlusconi che coinvolga non solo i partiti ma anche il mondo di internet, delle associazioni, i movimenti, il popolo del No Berlusconi Day. Questo è l’obiettivo principale. Ricostruire l’alleanza di tutto il centrosinistra questo lo chiediamo al PD che deve rompere un sistema castale. Il PD è la forza maggiore e i numeri in democrazia contano sempre, deve indicare un leader importante per guidare il centrosinistra è chiaro che se non lo trova l’IdV sta a disposizione, non si tira indietro”.

Continuando a sfogliare il libro emerge un De Magistris a tutto tondo, deciso a rinnovare la classe politica italiana investendo in una generazione di quarantenni che immettano idee nuove, forze fresche all’interno del tessuto connettivale italiano.

Per l’ex Pm, trasferito dalla Procura di Catanzaro in seguito alla richiesta dell’allora Ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella, uno degli indagati nell’ambito dell’inchiesta Why Not, “giustizia e potere non possono coincidere”, perché la giustizia, per realizzarsi, “si mette contro il potere” ma per farlo non bisogna delegarlo alla magistratura ma “il sentimento di giustizia deve animare ognuno alla partecipazione alla vita pubblica”.

Furono proprio le inchieste Why Not e Poseidon, che indagavano sui rapporti mafia, politica e massoneria, a costare il posto all’europarlamentare con una condanna del CSM datata 18 Gennaio 2008. De Magistris toccò con le sue indagini, praticamente, l’intero arco parlamentare: il segretario dell’UDC Cesa; l’assistente del Ministro degli Esteri Frattini; fino al senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli e il Ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella.

E’ un uomo che sogna il cambiamento e sceglie come sua “immagine simbolo” il Quarto Stato perché crede “che i cambiamenti epocali avvengano grazie al popolo”, forse proprio quel popolo presente sabato in piazza per il No Berlusconi Day al quale vuole parlare, con il quale vuole confrontarsi poiché ammette che l’unico partito che parla alle gente è la Lega.

Critica, infatti, il Partito Democratico incapace di comunicare, o meglio, incapace di andare fino e in fondo alla questione morale, sventando lo specchio riflesso di un sistema, il “berlusconismo”, che prescinde Berlusconi ed è fatto di poteri che s’intrecciano e una forma mentis basata sul do ut des, come nel caso di D’Alema candidato PESC che avrebbe fatto “accordi sotto banco con Berlusconi in uno spirito da bicamerale o in uno spirito di inciucio o di intesa con uno che sta distruggendo il paese”.

Ma l’attacco più duro è rivolto a Berlusconi ed al suo governo: “Ed è uno dei motivi per cui questo governo secondo me oggettivamente favorisce il crimine organizzato, con i provvedimenti che realizza, con la legislazione che sta facendo.”

De Magistris, però, è anche un uomo spaventato da alcune parti del suo stesso partito perché “si sta creando un forte polo di centro, il terzo polo e questo mi preoccupa molto perché è un riposizionamento di poteri forti con componenti massoniche, gerarchie ecclesiastiche e altro. Credo che un pezzo dell’IdV stia pensando a questo…” Ma vuole, soprattutto, evitare la rottura in tre correnti con Bellisario, Donati e De Magistris tenuti insieme da Di Pietro all’affannosa ricerca di un’identità forte.

Un’identità che vede in contrapposizione a chi auspicava che l’IdV diventasse un “partito diverso, molto più vicino all’Udeur, all’Udc o al Pd”. Poiché l’asse Di Pietro-De Magistris “fa paura ai poteri forti […] perché è un modo di fare politica in rottura con il sistema castale, contro i poteri forti, contro le massonerie, contro le disuguaglianze”.

Il libro ha la forza della realtà e la consistenza del sogno. Un sogno che guarda al futuro con uno slancio verso la rete. Un media nel quale crede molto e lo conferma a telefono: “Sono fermamente convinto che la rete non deve cancellare altre forme di partecipazione, perché la rete ha come limite che ci può essere chi aderisce alla manifestazione cliccando sulla tastiera del computer senza scendere in piazza. Dall’altra parte penso che la rete sia la più grande invenzione del terzo millennio ma non è sufficiente, serve certamente a formare una collettività, la circolazione delle idee e l’informazione. Voglio battermi per questo perché non è possibile un partito che si fonda solo sulle tessere; penso che la classe dirigente di un partito possa formarsi anche attraverso via internet, attraverso il tesseramento, il dibattito, attraverso mobilitazioni in rete; facendo selezione via internet. Penso che l’Italia dei Valori sia stata all’avanguardia in questo anche se farà ancora molto su questo punto di vista”.

A questo punto la domanda è d’obbligo se un mezzo partecipativo – potremmo dire alla AgoraVox – non sia un mezzo di cui tutti i partiti dovrebbero dotarsi per dialogare con i cittadini: “io sono assolutamente d’accordo tant’è vero nel mio piccolo anche attraverso il mio blog sto cercando sempre di più di crescere sotto questo punto di vista, da gennaio sul mio blog ci saranno anche dirette radio e in streaming. Io penso che riusciamo a costruire un’Italia migliore, un’alternativa a Berlusconi solo se uniamo la democrazia partecipativa alla parte migliore della politica perché c’è chi fa idee, fatti, attività parlamentari mentre ci sono altri che producono tessere. Io sono per il primo modello. La politica dei bacchettari di tessere al modo della vecchia democrazia cristiana o come si è visto anche recentemente nel congresso del PD a me non piace”.